Il concerto di Natale a sostegno di CuraRE Onlus – MIRE quest’anno si intitola “Cronache filiali, di madri e di famiglie” e si tiene nella sera di Santa Lucia, nella Chiesa di San Pietro di Reggio Emilia (ingresso libero). Come da tradizione, al termine del concerto si accenderà l’imponente albero di Natale allestito sul sagrato
Uno spettacolo ideato, diretto e cantato da Giovanni Lindo Ferretti, che si circonda di una rosa di musicisti di prim’ordine, a cominciare da Ezio Bonicelli al violino, Luca A. Rossi, chitarra elettrificata, Paolo Simonazzi, ghironda e suoni della tradizione, e Mauro De Pietri, intermediario e miscelatore sonoro.
Scrive Lindo Ferretti, nella pagina web creata appositamente per l’evento: «Fosse solo uno spettacolo non si sarebbe fatto. Mi permetto una ventina di concerti l’anno facendo scegliere con cura luoghi e tempi, da 8 anni hanno sempre lo stesso titolo: a cuor contento. È l’unica buona ragione che conosco per continuare a salire su un palco dopo più di trent’anni. Luca Rossi ed Ezio Bonicelli ne sono componente essenziale con Mauro De Pietri al mixer … Le chiese sono spazi liturgici e, sebbene niente di ciò che è vitale possa dirsi estraneo, ogni luogo sacro è un luogo separato in cui la dimensione verticale sovrasta, inglobandola, quella orizzontale. Ho accettato la proposta, al di là del valore delle persone che me l’hanno fatta e del progetto che sostiene, perché ha un senso per me, nella mia vita. Il tempo: la sera di Santa Lucia, il luogo: la Chiesa di San Pietro in Reggio Emilia, il motivo: l’operare in difesa della maternità. Tutto è perfetto, non c’è niente da inventare, bisogna amalgamare gli ingredienti, equilibrarli, armonizzarli cercando di potenziarne le dinamiche: si tratta pur sempre di uno spettacolo, in un’epoca che tutto spettacolarizza”.
Spiega ancora Giovanni Lindo Ferretti: “Il titolo CRONACHE FILIALI, di madri e di famiglie lo lega al mio operare quotidiano in questi anni.
“Di cavalli e di montagne” è il titolo della scheggia di teatro barbarico appena messo in scena a Collagna, al Lago del Cerreto, alla Reggia di Rivalta. Cronaca filiale è il titolo di una canzone dall’ultimo disco di PGR. Madre è il titolo di una canzone dei CCCP in cui, per la prima volta in modo tanto evidente, il “come sempre così è” trovava spazio ed espressione nel mio vivere. Ci sono voluti anni perché diventasse forma della mente e sostanza dell’operare ma lì si è dichiarato un legame inscindibile, storico geografico culturale religioso, con la Tradizione. Ben più di un problema di memoria – l’oblio ne è componente altrettanto essenziale se no il perdono sarebbe solo una figura retorica – piuttosto un codice di interpretazione della realtà, una modalità dell’essere e del comportarsi. Generazione su generazione.
Sarà una partitura per voce e suoni. La voce è la mia, mio il racconto e le canzoni. Posso attingere ad una produzione musicale che copre tre decenni e ad alcuni libri scritti in questi ultimi anni. I suoni sono gli strumenti musicali che, da tempo, utilizzo nei miei lavori. Luca Rossi e la sua chitarra elettrica, Ezio Bonicelli e il suo violino, Paolo Simonazzi con alcuni strumenti tradizionali: cornamusa, mandoloncello, ghironda, organetto. In queste sonorità vive anche una componente del teatro barbarico, delle feste paesane organizzate in montagna, del mio immaginario. È l’arcaico, è il futuribile, è stimolante e consolante”.
E conclude: “Alla chiesa di San Pietro sono legato dall’infanzia, la prima casa in cui ho abitato quando siamo scesi in città era in via Fontanelli, e l’ultimo luogo oltremodo significativo che mi lega alla città sono i suoi Chiostri: lì è nata e si è concretizzata l’idea di un possibile teatro equestre che diventando teatro barbarico mi ha permesso di precipitare all’indietro, nella mia infanzia e in quella del mio mondo. È ora la mia quotidianità, non la cambierei con nient’altro in nessun altro luogo. La festa di Santa Lucia racchiude, nella mia vita, molteplici valenze e non solo non mi trova impreparato ma mi ha permesso di sapere, da subito, come e da dove cominciare il racconto, la messa in scena. Posso pensare che un cerchio si chiude ma è l’anello di una catena: c’è un prima, c’è adesso, ci sarà comunque un poi.
Come ribadisco sempre a musicisti e tecnici le prove sono il meno possibile, l’indispensabile. Ci prepariamo da una vita. Niente di ciò che non è sedimentato nei giorni e nelle notti merita di salire sul nostro palco. Niente che non conservi il piacere, il timore, e un po’ di meraviglia merita di restarci. C’è spazio per tutto entro moduli condivisi in una sintonia di intenti. Ad ognuno la propria parte nell’ordine di un insieme riconosciuto che tutti serviamo. È quello che posso offrire: una piccola riflessione, localizzata in uno spazio e in un tempo definito, aperta sul mistero del vivere. Le solite cose di sempre, niente di eclatante
“vaga in questa notte sereno il ricordo, palpitazione tenue, un nodo nella gola”
Che fiorisca il suono e si sciolga il canto.
Commentaires